Sono un’ex studentessa dell’Alma Mater Studiorum di Bologna ed ho amato quella città. Ho amato gli anni che ho vissuto tra la bellezza dei portici, dei viali, dei colli che sovrastano tutto.
Non ho amato, al contrario, la zona universitaria. Per niente. Forse il primo anno ma in seguito a tutte le cose che sono accadute, le manifestazioni, le proteste, ho odiato quella parte di città. Bologna è considerata l’università più antica, il luogo di eccellenza per lo studio e guardate come si è ridotta.
Premetto una cosa: manifestare per qualcosa in cui si crede e si vuole lottare è sacrosanto. Grazie al cielo ancora non è stata tolta la libertà di parola, di pensiero e di espressione ma c’è un limite a tutto. C’è un limite che non bisogna oltrepassare per far sentire la propria voce.
Per chi non lo sapesse, ieri è accaduto un episodio terribile all’interno dell’università di Lettere, in Via Zamboni a Bologna. La biblioteca universitaria, per l’ennesima volta, è stata occupata da alcuni gruppi di collettivi, per protestare contro i tornelli all’interno dell’università. Leggendo i giornali si può scoprire ciò che è accaduto in seguito. Sedie lanciate in aria, bottiglie di vetro, ragazzi e studenti che SONO FUGGITI dalle porte sul retro durante una loro lezione. Studenti che SONO FUGGITI dal luogo in cui studiano, in cui crescono, in cui i genitori li finanziano economicamente (e questo spesso sfugge molte volte all’opinione delle persone). Ci rendiamo conto?
Ricordo ancora il giorno della mia laurea, un giorno splendido perché ho festeggiato con la famiglia, gli amici più cari, il fidanzato. Ho festeggiato la fine di un mio percorso e l’inizio di uno nuovo. Ciò che però mi resterà sempre in mente è la vergogna di aver portato le persone a me più care in un luogo cosi. I miei genitori hanno sgranato gli occhi alla vista della zona universitaria e ho letto, nei loro sguardi, la preoccupazione di aver avuto una figlia lì, per anni. Ho cercato strade alternative per portarli al ristorante o per arrivare in Piazza Maggiore e mi è sembrato assurdo. Avrei voluto fargli vedere i luoghi dove ho passato i miei sette anni a Bologna ma mi sono arresa. Il degrado più totale. Lo schifo più totale. Non c’è più rispetto per nulla.
Ricordo benissimo una protesta avvenuta perché all’interno dei bagni della facoltà hanno voluto installare l’utilizzo dei badge e non mi interessa se qualcuno è contrario alla mia approvazione per questo perché sfiderei chiunque ad entrare, nei bagni della propria università, e ritrovarsi siringhe, preservativi, bottiglie di vetro e non aggiungo altro. Oppure ricordo che, dopo aver speso soldi (dalle nostre tasche ovviamente) per ridipingere i muri dei portici, alcuni ragazzi li hanno imbrattati nuovamente. Come protesta dei soldi spesi male in università. La conseguenza? Ne sono stati spesi altri per riparare il danno e andrà avanti così all’infinito. Ricordo quando uscendo dalla biblioteca, mi sono dovuta rifugiare in un locale perchè volavano sedie e bottiglie di vetro. Ormai era quasi diventata una routine. Ricordo di quando dovevo dare un esame e avevano bloccato l’ingresso all’università e del fatto che, noi studenti, abbiamo dovuto ASPETTARE che risolvessero la questione. Posso lasciarvi immaginare i nostri stati d’animo e quelli dei professori, increduli, arrabbiati, addolorati e stufi. STUFI. Queste sono solo alcune delle cose vissute. Potrei continuare all’infinito.
Quando l’ideologia ha sovrastato tutto? Da quando non è più possibile confrontarsi, far sentire la propria voce ma avendo allo stesso tempo rispetto degli altri? Da quando la violenza è diventata l’unica arma da usare per farsi sentire?
Mi auguro che la mia amata città torni quella di un tempo. Mi auguro che i giovani possano ricominciare a costruire il proprio futuro in un luogo sicuro, in un luogo che possa garantire conoscenza, rispetto, istruzione. Un luogo di crescita e non di distruzione.
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